Erised stra ehru oyt ube cafru oyt on wohsi

“I show not your face but your heart’s desire”
“Non mostro il tuo volto ma ciò che il tuo cuore desidera”…

Lo Specchio delle brame è uno dei migliori stratagemmi della Rowling per dare avvio al cammino di introspezione che ognuno è chiamato, presto o tardi, a compiere. Lo Specchio mostra ciò che più di tutto si desidera…le “brame”, appunto, che nelle fiabe e nelle vicissitudini umane spesso hanno a che vedere con l’effimero e l’esteriore.
Nella saga di Harry Potter i personaggi che vi si rispecchiano vi colgono o ciò che hanno irrimediabilmente perduto o ciò che quasi impossibilmente riusciranno ad ottenere. Il protagonista vi scorge l’affetto e il sostegno dei propri genitori, caduti per suo amore sotto “l’anatema che uccide” lanciato dal mago oscuro Voldemort. L’amico Ron si vede invece Caposcuola e campione di Quiddich (una sorta di pallamano su scope volanti) che regge la coppa.
Lo specchio riflette e … fa riflettere chi vi si specchia. La lettura che ne emerge è però alterata, fantastica, perché il desiderio non si fa pago del possibile, ma si nutre di ciò che non abbiamo ancora, oppure più.

Vedersi nello specchio significa guardarsi nell’anima e obbligarsi a mettersi a nudo rispetto a ciò che si ambisce. Si guarda nello specchio e vi si vede il disordine e il difetto …me ne accorgo la mattina, quando ancora impastato di sonno l’aspetto è all’apice del negletto. Da maschio, di ciò mi curo poco e non ricorro certo a trucchi che (specchiandomi) mi farebbero credere di essere maggiormente desiderabile. Mi soffermo invece ad osservare quegli elementi che, implacabili, mi ricordano il tempo che scorre tra l’incanutimento (decisamente precoce, dal mio punto di vista) e il diradarsi della chioma.
Ecco vi vedo il desiderio di un tempo in cui ero certamente più spensierato, meno responsabile, orientato ad un futuro che ancora non conoscevo.
Era il tempo in cui “desiderare” significava anzitutto non mettere limiti, osare maggiormente e immaginarsi un “dopo” speciale e di gran successo.

Andare “oltre”…seguire il desiderio.
Lo specchio mostra i costi sostenuti…quelli della “perdita“, quella strana forma del desiderio che ci vuole “riportare indietro“. E’ quella che pretende di cancellare ciò che è stato sbagliato, ciò che ha causato dolore, ciò che è stato insensato. Quella che con il “senno di poi” ci avrebbe evitato dolore e sofferenza; forse ci avrebbe preparato meglio a ciò che era inevitabile, ci avrebbe permesso di dire quelle parole che, per quei mille e stupidi motivi, non abbiamo avuto il coraggio di dire. Sono certo che le parole che ho “perduto” sono state quelle che mi hanno impedito di dire quanto “volevo bene” a quelle persone alle quali non ho più la possibilità di parlare…
…Nello specchio delle mie brame c’è certo un buon numero di occasioni perdute.

Lo specchio non mostra invece i costi di ciò che il desiderio chiede in cambio: mostra la tentazione dell’arrivo, tralasciandone la fatica, l’impegno e il dolore del percorso. Mostra il limite e fa aspirare l’andare oltre, offre una sfida ed energizza il cuore a sostenere la corsa. Qui il desiderio si fa proiezione verso il futuro, obiettivo da perseguire, spinta capace di opporsi al “ragionevole”, azzeramento del dubbio, volontà che non ammette freni.
Non è sempre una buona idea bramare con tutto il cuore andando oltre ciò che il reale ci mostra possibile. Certo che per vincere bisogna essere capaci di ardire il sogno.
“Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso” (N. Mandela)

Potremmo dire tuttavia che lo specchio mente: in ogni caso ci dà sempre un’immagine ribaltata del vero, che rende destro il sinistro, ma pure senza capovolgere il sopra con il sotto. Lo specchio distorce…non la racconta “giusta”, mescola parte del vero e parte invece lo ribalta nell’inautentico.

Non serve liberarci dallo Specchio!
Lo specchio in fondo racconta l’evidenza: ognuno di noi brama ed insegue la propria felicità. Ciò non è affatto un male, anche quando si scontra con la razionalità del possibile.

Lo specchio ci eleva e nobilita il desiderio, ci porta ad un livello superiore fondendo la nostra umanità con la scintilla dell’etereo che ci fa transitare sul piano spirituale della ricerca di Sé. Questo è possibile proprio attraverso il Desiderio.
Così gli àuguri (i sacerdoti latini che avevano il compito di  dire se ciò che era loro sottoposto avrebbe trovato l’approvazione divina) non dicono quale sia la cosa migliore da fare, ma solo se il desiderio incontrerà o meno benevolenza sul piano dello Spirituale.
Così noi, non sappiamo dire se il desiderio sia la cosa migliore da fare, ma solo se incontra la benevolenza del nostro Essere…spesso andando oltre la ragionevolezza del possibile.

Desiderare ha la radice in -sidus- o -sideris- cioè “nelle stelle”. “De” è elemento di privazione che tradurremmo con “senza” : ci pone nell’ottica di considerare il desiderio come qualcosa che è “senza stelle”, come qualcosa di cui si “sente la mancanza” nel buio di una notte che ci impedisce l’orientamento; vi si avverte un gran vuoto. Per colmare questo vuoto bisogna saper “cercare le stelle” che sono lì spesso “visibili” e così “irraggiungibili”, ma  fisse e ferme nel cielo, capaci però di orientare e attrarre.
Per giungere alle stelle si ha bisogno di un’elevazione che può solo provenire da un cuore capace di bramare e di spingersi verso l’impossibile.
Il Desiderio ci offre quindi l’opportunità, incapace come l’àuguro di dirci se è tuttavia “opportuno”, e allo stesso tempo è tentazione, incapace di dirci se sarà sfida “accettabile”.

Nel desiderio è infatti il cuore che comanda e solo in ciò che il cuore saprà reggere starà il giusto prezzo di quanto si brama. Nell’illusione dello Specchio delle brame ci sta l’idea che la felicità, come Nirvana assoluto dei sensi, è punto di approdo spirituale che annichila ogni voglia di cambiamento e di ritorno. L’attaccarsi alle cose terrene è un errore che tutte le tre principale religioni “personali” riconoscono come peccato, per il fatto che “tengono ancorato” il Sé e impediscono il passaggio al piano superiore dello Spirito.

Questo è il viaggio interiore verso la conoscenza, verso la ricerca di Sè che è matrice  del nostro patrimonio umano, verso la consapevolezza che occorre buttare il cuore “oltre le stelle”, prendersi cura di se stessi e agire.

Ci spinge la curiosità dell’incontro, ci affascina il tema della conquista, ci angoscia il rischio di fallire, ma il desiderio è motore di crescita solo se è capace di non perdersi dietro l’irrealizzabile sfuggendo la realtà.
Pur tuttavia, vivere, senza poter sognare, lascia spazio all’intentato.

Occasione e tentazione.
Lo Specchio delle brame ci dice di quanto sia difficile essere uomini, di quanto sia sottile il limite tra egoismo e sapersi ascoltare… per vivere da protagonisti, senza lasciarsi vivere travolti dagli eventi.

In una pedagogia minuta, mi associo alla scelta della Rowling che dopo l’incontro con lo specchio delle brame di Harry,  fa ricomparire l’oggetto magico poche altre volte nella saga e lo usa come protezione ultima per la Pietra filosofale. All’interno dello specchio vi viene nascosta la pietra in modo che possa essere trovata da chi la cerca…ma non la vuole usare.
E’ il trucco dello specchio: se cerchi nelle tasche troverai ciò di cui hai bisogno, anche se è potente e potrebbe “distruggere tutto”:

non rinunciare a guardare in te stesso per trovare la forza di dare realtà al tuo desiderio.

In una pedagogia minuta e quotidiana…lo specchio preservi il desiderio, ma senza lasciare che lo sguardo si perda nella sua semplice contemplazione…ci si guardi bene all’interno e si scoprirà il valore del presente.

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