Potter Educational – fare educazione con il “maghetto”

Harry Potter è un romanzo fantasy in sette capitoli, ideato negli anni ’90 dalla scrittrice britannica Joanne Rowling. Ambientato in un mondo in cui la magia si intreccia alla normalità di chi non ha poteri (definito “babbano”), si sviluppa la storia di Harry, mago inconsapevole predestinato a sconfiggere l’incarnazione del Male. Egli ha perduto la propria famiglia ed è impegnato nella ricerca della propria identità, di valori sui quali poggiare la propria vita, di integrazione delle proprie debolezze con le virtù costruite nel suo percorso di crescita. Solo e maltrattato da zii affidatari, che non riescono ad essere di sostegno nel processo di crescita del ragazzo, Harry affronterà il tema dell’adolescenza e delle sfide più importanti della vita grazie a un mentore, a figure sostitutive del padre e della madre, all’appoggio di amici speciali e ad una serie di avventure che lo porteranno ad integrare gli aspetti positivi e negativi della propria personalità.

L’universo “magico”, compresente da sempre al “babbano”, si nasconde per motivi di sicurezza e per garantire l’ordine delle cose nel mondo. Ha un proprio governo (altrettanto cieco e corrotto di quelli “normali”) organizzato nel Ministero della Magia, nel quale si evidenziano lotte politiche e personalismi, con l’utilizzo disinvolto di decreti per difendere interessi personali del Primo Ministro. Vizi e virtù si esprimono con straordinaria evidenza, rivelando caratteri dei personaggi che non si differenziano da quelli tipicamente “babbani”. Il fatto di essere “magico” non lo rende infatti migliore: qui convivono male e bene, mediocrità ed eccezionalità, sentimenti negativi e positivi. Ma questo mondo ha una responsabilità: quella di garantire il rispetto e il riconoscimento di un egual valore a chi non possiede arti magiche. I “babbani”  sono dei minus, incapaci di cogliere le lotte, la natura e la portata di avvenimenti che li coinvolgono: per questo alcuni maghi potenti, in nome di un controllo eugenetico, hanno professato ideali di sterminio o di riduzione in schiavitù di questi “sotto-uomini”, ritenuti indegni e senza alcun valore.

Il parallelo con la teorizzazione di una razza ariana, così come per il dispregio verso la “diversità” , emerge nelle evidenze di una realtà storica ridondante e incapace di essere “magistra vitae” (Cicerone, De Oratore, II).

La magia non risolve i problemi del vivere, che l’autrice riesce a mettere bene in evidenza nella costruzione di posizioni antitetiche perlopiù non completamente polarizzate (c’è del male anche nei buoni e viceversa), ma “complica” il discernere e l’attuare percorsi di scoperta e di miglioramento del sè.
Ricerca della propria identità, senso del vivere, scoperta dell’amore, strutturazione di autostima, interiorizzazione di valori, superamento dell’immaturità, liberazione nello scegliere, sono temi che permeano l’opera e offrono un valido spunto per ragionare sulle mille difficoltà del nostro vivere quotidiano.

Liberarsi dalla schiavitù delle proprie parti negative, significa attuare una esplorazione di sé capace di snidare e rendere inoffensivo ciò che permea di male la propria personalità… il male è “frammentazione”, è desiderio di lasciarsi caratterizzare dai propri limiti, è tentazione di rinunciare a cercare se stessi…è “sedersi e lasciarsi vivere”.

Consiglio la lettura dei sette libri a coloro che si occupano come me di educazione, avvertendo che i primi hanno una trama semplificata e uno stile narrativo rivolto ai ragazzi. Da parte mia, desidero pubblicare in Potter Educational  riflessioni e “scoperte” che aiutano la mia professione andragogica, sperando di suscitare commenti e riflessioni che facciano progredire la conoscenza in una scoperta comune.

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